Gasperini ha parlato ai microfoni di DAZN del pareggio contro la Juventus
Sui rigori: «Nettissimo il rigore di de Roon, un grande rigore. Il regolamento è questo, in Italia soprattutto. Oggi ci è capitata contro e fine. Dobbiamo tagliarci le braccia? Non esiste. Questa cosa di mettere le braccia dietro la schiena è un impedimento. Al massimo davanti. Sono stati dati 50 rigori, è una follia. In nessuna parte del mondo è così. È l’interpretazione del regolamento che deve cambiare. 2-2, fine. È un’interpretazione sbagliata».
Sul match: «Abbiamo fatto molto bene al cospetto di una grande squadra, prima in classifica. Ho detto ai ragazzi di affrontare la gara in previsione della Champions. Volevamo capire se riuscissimo a reggere la loro forza d’urto con Papu, Zapata e Ilicic. Ci siamo riusciti. C’è il rammarico di non aver vinto questa gara, come avremmo meritato».
Sull’obbiettivo stagionale: «Per noi il risultato insperabile era di arrivare alla Champions per il secondo anno di fila. Ci mancano 5 punti. Arrivare secondo, terzo o quarto è questione di prestigio. Ma il nostro obiettivo vero è la Champions.Non possiamo pensare allo scudetto. Già stando in Champions diamo molto fastidio. La Champions è un grande traguardo anche economico, poi altri traguardi si vedono giocando. Il campo parla e dà delle sensazioni e questo ci fa prendere fiducia. Non avevamo mai giocato con questa personalità qui. Quest’anno lo scudetto alla Juve non poteva scappare, anche andando a -6. Non credo che noi avremmo potuto vincere tutte le paritte. Non c’era storia. Ma per noi è stato bello misurarci anche in vista della Champions».
Sulla crescita: «Siamo cresciuti per tutta la stagione. Ma anche nel girone d’andata eravamo andati bene. La Champions ha pesato, abbiamo perso qualche punto. La differenza l’hanno fatto gli scontri diretti, con episodi sempre a sfavore. Ma noi non abbiamo mai pensato allo scudetto. Nel girone d’andata abbiamo fatto 35 punti ma ne meritavamo qualcuno di più».
Sugli insulti al tifoso del Napoli: «Lo abbiamo già invitato a Zingonia. Non mi sento coinvolto, non è un problema mio e nemmeno dell’Atalanta. La mia storia parla per me».